Il network chiede al nuovo esecutivo che il tema del diritto all’educazione sin dai primi anni di vita sia prioritario, come descritto nelle proposte elaborate dalla rete: tra queste, la costruzione di una rete di asili nido gratuiti, la diffusione del tempo pieno e delle mense, i “patti educativi di comunità” e una nuova formazione per gli insegnanti. Saraceno: “Fiduciosi di poter collaborare con il governo per una scuola più giusta”

“La scuola deve diventare al centro di ogni pensiero di investimento: se non investiamo sulle nuove generazioni, alla lunga avremo un problema di democrazia. Ricordiamo cosa dice l’articolo 3 della nostra Costituzione: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Dal nuovo governo e dal neo-ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ci aspettiamo un forte investimento sul diritto all’educazione e sul contrasto alle diseguaglianze”. Commenta così l’insediamento del nuovo esecutivo la sociologa Chiara Saraceno, parte della rete Alleanza per l’infanzia e del network #educAzioni, composto da 10 reti nazionali che comprendono centinaia di associazioni, ordini professionali, sindacati, organizzazioni di società civile.

“Come #educAzioni, da tempo ci occupiamo di educazione a tutto tondo, dai bambini piccolissimi fino alle superiori – spiega Saraceno –. L’11 febbraio, in piena crisi di governo, quando ancora si ragionava su un Conte 3, abbiamo organizzato un’assemblea pubblica sul tema scuola, presentando alcune proposte concrete elaborate in questi mesi. Presente c’era anche l’attuale ministro Patrizio Bianchi, che avevamo invitato in quanto esperto e persona attenta e autorevole sulla questione: ancora non era visto come un potenziale interlocutore politico. La sua nomina a ministro è stata indubbiamente una buona notizia: speriamo di poter continuare a collaborare con lui e siamo fiduciosi che la scuola sia in buone mani, anche se ovviamente nessuno può fare miracoli in poco tempo”.

Tra le proposte presentate dal network #educAzioni nell’assemblea dell’11 febbraio c’è la costruzione di una rete di asili nido gratuiti su tutto il territorio nazionale, la diffusione del  tempo pieno e delle mense nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, la riduzione del numero degli alunni per classe, i “patti educativi di comunità”, da realizzarsi con il coinvolgimento del terzo settore e dell’associazionismo civico, la riqualificazione degli ambienti scolastici, per garantire sicurezza e qualità degli ambienti di apprendimento, la riforma della formazione e reclutamento degli insegnanti e l’aggiornamento continuo di tutto il personale della scuola.

Intendiamo la scuola come luogo educativo in senso ampio, che deve coinvolgere anche i bambini piccolissimi – continua Saraceno –. Siamo consapevoli della grande importanza dei primi anni di vita nello sviluppo della persona: ecco allora che la scuola non inizia con le elementari, ma neanche con la materna, bensì dal nido. In Italia i nidi sono pochi, in particolare quelli pubblici, e non sono modulati sul reddito familiare: così, finiscono per frequentarli i bambini di ceto medio-alto, con genitori mediamente istruiti, aumentando così le diseguaglianze. E poi ci sono enormi differenze tra centro-nord e sud, con il risultato che ci sono meno nidi proprio dove c’è più povertà educativa. Ecco perché dobbiamo potenziare il sistema a partire proprio dalle aree più svantaggiate. Per lo stesso motivo, abbiamo molto insistito sul tempo pieno nella scuola dell’infanzia e nella primaria, e possibilmente anche nella secondaria: questo non significherebbe raddoppiare le ore di lezione, ma fare della scuola un luogo di costruzione della cittadinanza”.

Con l’arrivo della pandemia, la scuola è stata poi chiamata ad affrontare sfide nuove, come quelle della didattica a distanza e dell’utilizzo di tecnologie digitali. “Per contrastare la povertà educativa bisogna in primis lottare contro la dispersione scolastica e favorire l’alfabetizzazione digitale e l’accesso alle nuove tecnologie – afferma Saraceno –. L’emergenza Covid-19 ha messo in luce una scarsa alfabetizzazione digitale, nei bambini e nei ragazzi ma anche negli insegnanti e nei genitori. E ha mostrato che esiste una grande disuguaglianza: ci sono bambini che non avevano accesso alle tecnologie, e solo tardivamente il ministero ha fornito tablet e chiavette con i giga, ma non è stato sufficiente. Alla base c’è un gap di competenza nell’uso delle tecnologie, che va colmato. La didattica a distanza naturalmente non può essere considerata l’unico modo di insegnare, ma ormai bisogna assumere che da ora in poi il digitale farà parte della scuola, e di questo bisogna tenere conto”.

E rispetto alla proposta che sta circolando di lasciare le scuole aperte anche per tutto il mese di giugno, allungando l’anno scolastico per consolidare gli apprendimenti, Saraceno si dice assolutamente favorevole: “Il problema non è che gli insegnanti non hanno lavorato abbastanza, il problema è che, nonostante il grande sforzo che è stato fatto, questo non è stato sufficiente – conclude –. Se così non fosse, allora perché staremmo qui a parlare di un esame di maturità più ‘leggero’? La verità è che ragazzi hanno avuto molti pochi spazi per la socialità e per le attività extra, e in alcuni casi anche la didattica formale ne ha risentito molto. Dare uno spazio per arricchire ciò che è mancato mi sembrerebbe ottimo: ogni classe poi valuterà autonomamente in che modo utilizzare questo tempo in più. Ma bisogna partire dall’assunto che, quest’anno, non c’è stata abbastanza scuola”.

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