La Rete EducAzioni sottolinea la necessità di un piano di sostegno educativo a fronte della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e dei servizi educativi per la prima infanzia nelle zone rosse, e della discrezionalità lasciata ai presidenti di regione nelle altre zone.


16 marzo 2021
La pandemia sta creando una voragine nella disuguaglianza sociale del Paese a partire dalle giovani generazioni.
L’indagine Istat sull’integrazione di alunne e alunni con disabilità nella scuola statale e non statale, a cui hanno risposto le scuole nell’anno scolastico 2019/20, ha evidenziato come, nonostante gli sforzi delle istituzioni scolastiche, dei docenti e delle famiglie, l’8% di tutte le bambine/i e ragazze/i delle scuole di ogni ordine e grado è rimasto escluso da una qualsiasi forma di didattica a distanza e non ha preso parte alle video-lezioni con il gruppo classe. La quota sale al 23% tra le/gli alunne/i con disabilità. Poco, e spesso nulla, vi è stato per le bambine/i frequentanti i nidi e le scuole dell’infanzia.
Questo grave fenomeno di esclusione scolastica, che si è ripetuto parzialmente anche nel corso dei mesi recenti, lede il diritto all’istruzione e aumenta la probabilità di abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione. A ciò si aggiunge il presumibile calo dei lavoratori che partecipano ad attività di istruzione e formazione.
Come indicato durante l’Assemblea Generale dell’Onu, che ha anche celebrato il quinto anniversario della firma dell’Agenda 2030, la pandemia comporta arretramenti per molti dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, dalla lotta alla povertà alla salute e all’educazione, dallo sviluppo del reddito e dell’occupazione alle condizioni delle imprese, dalla riduzione delle disuguaglianze alla qualità della vita. Tutti questi aspetti sono fortemente connessi, e maggiore attenzione è richiesta nei confronti delle nuove generazioni.
Questa situazione aggrava non solo la povertà materiale di un numero crescente di minorenni, ma anche la povertà educativa, riducendo in modo inaccettabile le loro possibilità di crescita.

L’interruzione della scuola in presenza e dei servizi educativi è uno dei fattori di questo peggioramento. Non basta garantire la presenza per alunne/i con disabilità e con Bisogni Educativi Speciali per dire che si sta facendo tutto il possibile, tra l’altro senza minimamente garantire la dimensione inclusiva. Si può fare e si deve fare di più, e subito.
La Rete EducAzioni, composta da dieci reti di associazioni afferenti alla società civile, alle organizzazioni sindacali ed alle associazioni di categoria del mondo scolastico, chiede di rivedere con urgenza le norme previste nei DPCM affinché:

  • venga ribadito che anche negli atti e nelle ordinanze regionali la chiusura delle scuole venga ordinata solo nel caso vi sia il parametro di emergenza fissato dal DPCM dei 250 casi su 100.000 abitanti;
  • sia meglio precisato che i dirigenti scolastici, pur nel rispetto dell’autonomia, devono sempre assicurare, nella massima misura possibile, la dimensione inclusiva garantendo il diritto alla frequenza in presenza di alunne/i con disabilità e con bisogni educativi speciali, unitamente agli altri compagni che ne hanno i requisiti, magari in piccoli gruppi. Si raccomanda inoltre il coinvolgimento e la corretta informazione nei riguardi delle famiglie di studentesse e studenti con disabilità, troppo spesso lasciate sole in balia degli eventi.

e siano da subito garantiti:

  • servizi educativi per la prima infanzia in tutto il territorio nazionale;
  • il ripristino della didattica in presenza per le scuole dell’infanzia;
  • la possibilità di organizzare, in collaborazione con regioni ed enti locali, mini-gruppi di apprendimento su tutto il territorio nazionale, includendo le/gli alunne/i con disabilità e con bisogni educativi speciali, per garantire l’accesso alla didattica a distanza e la continuità della relazione educativa per studentesse e studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, dentro gli spazi scolastici e nelle aule diffuse, anche con il coinvolgimento del terzo settore e della società civile, di fatto già coinvolti in molti progetti che stanno collaborando con le scuole in questo momento;
  • l’elaborazione quanto prima un piano educativo nazionale per l’Estate con modalità inclusive coinvolgendo tutti i soggetti interessati, pubblici, di terzo settore e dell’associazionismo civile.

Qui l’articolo di Vita